mercoledì 24 novembre 2010

Riflessioni sulla dimensione formativa in Cina.

Rita Casadei

I presupposti dell’odierno successo economico cinese non vanno ricercati esclusivamente negli orientamenti o nelle determinazioni politiche più recenti quanto piuttosto nella matrice filosofica che ha segnato - e segna forse in modo non profondamente consapevole oggi – la storia millenaria della Cina. Un paese che ha sempre dimostrato una incontestabile centralità culturale, artistica, oltrechè nelle dinamiche di conquista e che gli è valso il nome di Zhongguo – impero di mezzo.
Ora più che mai si orienta, attraverso strategie politico-economiche e di formazione, a riprendersi una propria centralità nel panorama internazionale. Sempre più rappresenta una nuova frontiera per questo nuovo millennio, e in un contesto di necessaria integrazione culturale, dovremmo sentire nostra la sfida ad una conoscenza più approfondita, quasi a farne “una fonte per il nostro sapere”, per citare Hermann Hesse.

1. La matrice filosofico-pratica portante
Non possiamo ignorare la teoria dei tra pilastri su cui poggia l’impalcatura del pensiero, delle dinamiche sociali, religiose e filosofico-mediche, in una parola della civiltà cinese: SANJIAO – letteralmente i tre insegnamenti – Confucianesimo, Taoismo, Buddhismo. Qui emerge una significativa distinzione con il pensiero occidentale, orientato su una mentalità esclusivista, plasmata dalla logica aristotelica del principio di non contraddittorietà: i tre sistemi di pensiero non sono in contrasto fra loro, né interessa una difesa dei principi che li sorreggono in termini di priorità esclusivamente concettuale-intellettuale. Essendo orientati ad una concezione di filosofia come esperienza esistenziale, sistema di sperimentazione, di cultura intesa come conoscenza e comportamento, sono intesi inseparabili. Ciascuno orienta la pratica nelle diverse dimensioni-circostanze esistenziali, complementari ed interdipendenti. Risultano distinte in superficie ma con una imponente radice comune. Sono tre momenti di una unitaria visione del mondo, dell’uomo e della società: l’origine comune è rappresentata dal pensiero dell’armonia universale, dell’uomo con la natura, del principio dell’incessante mutamento e rinnovamento del tempo, della materia, dei valori - YIJING - IL CLASSICO DEI MUTAMENTI. Il paesaggio caleidoscopico della cultura cinese è fondato su questa espressione non conflittuale ma interdipendente e complementare di questi principi. Questo pensiero a seconda di come ci si vuole porgere può risultare affascinante, scomodo o problematico. Di certo però non lo si può più trascurare anche partendo dalle istanze di una pedagogia universale, interculturale e aperta al rinnovamento costante.
La convinzione centrale è rappresentata dalla seguente corrispondenza: l’uomo è nel cosmo e il cosmo è nell’uomo. I processi umani e universali vengono intesi come polarità di forze naturali che interagiscono condividendo medesime dimensioni spazio-temporali. YING e YANG sono forze naturali di polarità contrapposta ma interdipendenti e complementari che si alimentano e si trasformano vicendevolmente e costituiscono la trama dello sviluppo del pensiero cinese. Yijing – Il classico dei mutamenti - è il riferimento di ciascuno dei tre pilastri: il confucianesimo lo impiegò in chiave politica, il taoismo in chiave privata, il buddhismo in chiave pratica come conferma dei principi veicolati dal Buddha storico. La realtà non è statica: la concezione del tempo non si snoda sull’accezione della consecutio temporum ma su quella per cui nell’istante si concentrano tutte le possibili dimensioni temporali: passato e futuro assieme.
L’imperativo del conosci te stesso – che rappresenta un punto di condivisione con la filosofia greca espresso dall’oracolo di Delfi – è l’invito a realizzare un autoesame della propria esistenza, del proprio processo esistenziale come fenomeno partecipante del grande quadro dell’universo. Nel tempo presente già si dispiegano tutte le potenzialità, una contemporaneità significante (Jung) in cui la compresenza degli elementi non è opera del caso ma rivelatrice di una verità psichica-comportamentale.
La teoria del mutamento implica una visione strategica di reti di relazioni e di processi.
La funzione pratica della religione, e non la sua identificazione in questioni dogmatiche e teologico-speculative. In campo religioso non esiste una fede monoteistica, né l'idea di un Dio personale in diretta relazione con l'individuo. Ciò anche assenza di un rapporto individuale ed esclusivista con la divinità, che in campo etico si traduce in un diverso concetto di responsabilità che deve fare i conti con i legami fra il soggetto e il suo gruppo sociale.
Il pensiero cinese non ha neppure conosciuto il dualismo spirito-materia e l'opposizione fra anima e corpo - caratteristici della tradizione occidentale - e la conseguente distinzione fra il sensibile ed il razionale.
Il termine xin indica la mente ma anche il cuore, vale a dire la sede del pensiero e allo stesso tempo delle emozioni e delle reazioni sensoriali. La funzione razionale non è intesa in Cina come la più alta nell'uomo, contrapposta alle passioni e agli istinti. La ragione non è neppure prerogativa dell'anima che, secondo la dottrina ad es. cristiana, avrebbe la capacità di discernere fra il bene e il male, e di compiere liberamente il bene o il male. In Cina si preferisce un universo in continua trasformazione, costituito da una sostanza fondamentale, CHI (KI in giapponese), la cui dinamicità (determinata da evoluzione ed involuzione, nascita e morte, contrazione ed espansione) è dovuta alla polarità di energie opposte ma complementari. In Cina è assente una concezione assoluta ed esclusiva degli opposti, intesi piuttosto come bipolarità complementari, come interazione e alternanza.

2. Orientamenti formativi attuali
Dalla organizzazione del sistema formativo dipendono il futuro sociale, politico ed economico. Negli ultimi anni la Cina ha fondamentalmente impostato un piano di riforma dell’istituzione scolastica e della formazione orientata a sostenere una rapida crescita economica che, rapportata alla complessità del Paese - caratterizzato da una significativa pluralità etnica, linguistica, sociale, economica - si va ancora caratterizzando per indici di forte iniquità. I cambiamenti, in termini di contenuti, finanziamenti e struttura sono stati orientati da ragioni di mercato e rivolti ad un corpo studente significativamente disomogeneo. Le disparità che si misurano anche a livello di aree rurali-urbane massificano le diversità a livello socio-economico. Allo stesso tempo i cambiamenti di mercato hanno generato una richiesta di forza lavoro altamente qualificata ed istruita. A partire dagli anni Ottanta, seguendo una tendenza comune ad altri paesi, si è adottata la strategia politica della decentralizzazione in ordine alla necessità di reperire nuove modalità e fonti di finanziamento per il sistema dell’istruzione. Questo rappresenta tuttora una sfida considerando le pesanti differenze geografiche, sociali ed economiche di questo paese, attraversato dal solco che divide le due realtà urbane e rurali.
Miantao Sun – uno dei massimi rappresentanti nel campo della ricerca educativa sia sotto l’aspetto curricolare che istituzionale – rappresenta quel filone di ricerca orientato ad una nuova esplorazione della categoria concettuale di Tizhi e della sua implementazione. Che cosa si intende per Tizhi? Generalmente tradotto con il termine sistema, rappresenta bene anche il concetto di modello e funzione, qualificandosi come una combinazione di istituzioni sociali e di norme sociali. Potremmo intenderlo come un nodo, un principio o meglio un dispositivo metodologico/operativo insieme per strutturare attività sociali come prodotto delle istituzioni e delle norme sociali da cui non possono prescindere. Si caratterizza a partire dalle istanze di implementazione di sistemi sociali, così come dalle istanze gestionali/amministrative di essi, comprendendo la dimensione politica, economica, educativa. In sostanza abbraccia il campo di tutte le dinamiche sociali. Dal punto di vista strutturale il Tizhi risulta composto da istituzioni sociali – che ne rappresentano l’impalcatura, l’elemento portante – e dalle norme sociali – che ne rappresentano il cuore – entrambi situati in un rapporto di interdipendenza che ne garantisce l’esistenza. L’una e l’altra dimensione si caratterizzano reciprocamente. Potremmo forse dire che la qualità di questa relazione viene regolata dal Tizhi; uno studio sul Tizhi rappresenta una indagine di ottimizzazione di queste risorse nelle dinamiche sociali, collocate nella loro natura plurale, attraverso l’investigazione analitica delle funzioni del Tizhi stesso. L’impianto epistemologico del Tizhi, l’architettura concettuale che lo sostiene, così come i dispositivi combinatori che ne definiscono le funzioni e le modalità d’uso sono oggetto di questa ricerca. Si tratta di un elemento interpretabile sia sotto il profilo hardware che software, il cui funzionamento dipende dal lavoro integrato di entrambe le parti. Il Tizhi del processo delle attività sociali è la base del Tizhi della sfera delle attività sociali, mentre il Tizhi della sfera delle attività sociali è la rappresentazione-manifestazione del Tizhi del processo delle attività sociali. Intendiamo sfera e processo: fenomenologia e dinamiche di relazione-evoluzione-combinazione. In questa prospettiva possiamo trovare delle corrispondenze del concetto di Tizhi con le categorie di sistema, costituzione, governo, meccanismo, ma anche degli elementi che lo differenziano da essi. Come dire assomiglia ma è diverso, si avvicina ma se ne distacca. In questo modo di dire troviamo una peculiarità tutta estremo-orientale che conferma e disconferma non certo per vaghezza ma per istanze inerenti una forma mentis abituata a intendere in modo non dicotomico dialettico ma in termini di interdipendenza e complementarità. Definire una teoria del Tizhi, indagarne concettualmente la struttura rappresenta la metodologia per impostare un’indagine profonda delle caratteristiche dei “sistemi” politici, educativi, economici. Una strategia di rinnovamento, ripensamento in questi settori non può prescindere da una riforma del Tizhi stesso come dispositivo teorico/metodologico/prasseologico: euristica, ermeneutica, pratica. Queste dimensioni intese come modelli ma anche funzioni da applicare alla pluralità delle dimensioni sociali. Il contributo di Miantao Sun si caratterizza a partire dalla forte convinzione che qualsivoglia intervento di miglioramento ed innovazione dei sistemi sociali, politici, economici, educativi – presi sia singolarmente sia nella loro complessa rete di interdipendenza – debba necessariamente radicarsi su una riforma teorico/pratica del Tizhi stesso. Questo rappresenta il modello strutturale operativo. Il legame tra Tizhi e i sistemi sociali è indissolubile. Qualunque attività di riforma pertanto deve partire da una nuova prospettiva di revisione teorico/prassica del concetto più generale di Tizhi.